Nutrizione. Gusto, cura e cultura. Intervista a Irene Bruno

NUTRIZIONE. GUSTO, CURA E CULTURA

Prefazione di Umberto Veronesi

Maggioli Editore 

“Per me il cibo è convivialità e rimanda al calore umano e familiare ed è un piacere che esiste solo se condiviso. Ho sempre mangiato solo in compagnia e ho sempre preferito digiunare piuttosto che trovarmi in solitudine di fronte ad un piatto, per quanto prelibato. Se penso a un mio simbolismo legato al cibo, immagino il padre che versa il vino ai figli: è una celebrazione dei legami familiari e dei valori che si tramandano di generazione in generazione. Dunque il cibo rappresenta il mio legame positivo con la vita…”.

Questo è un passaggio dalla prefazione di Umberto Veronesi al libro “Nutrizione. Gusto, cura e cultura” pubblicato dalla Maggioli Editore, a cura di Irene Bruno, Alessandro Meluzzi, Vincenzo Pedone.

Abbiamo posto a Irene Bruno alcune domande.

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Dott.ssa Bruno, com’è nata questa antologia?

È nata in occasione del “Forum per la Non Autosufficienza” del 2014. Avevamo organizzato un workshop in collaborazione con General Beverage e con alcune sedi regionali di Anoss (Associazione Nazionale Operatori Sociali e Sociosanitari), in particolare Emilia Romagna, Toscana e Liguria.

Qual era il vuoto informativo che si voleva colmare con questo libro?

È il tema del mantenimento della qualità e della bellezza nel momento del pasto, soprattutto quando ci sono delle difficoltà nell’assunzione del cibo, come ad esempio la disfagia. Infatti nel workshop avevamo invitato cuochi di alcune strutture associate ad Anoss che avevano partecipato al Forum e che avevano portato le loro preparazioni. È importante mantenere il gusto, che è l’essenza del cibo, come pure l’eleganza e la bellezza.

Nutrizione Gusto CulturaEcco, questo sembra un tema un po’ sottovalutato, soprattutto in alcune strutture ospedaliere. Quali sono le problematiche e come vengono recepite?

Il tema principale è quello delle diete speciali in base alle patologie, la prima attenzione che va posta verso il paziente. La seconda problematica invece, nel caso della disfagia, è il cosiddetto pasto unico – che è terribile: dal primo al dolce tutto viene frullato insieme, per poi imboccare la persona. Invece noi abbiamo cercato di riscoprire il pasto nelle sue fasi, salvaguardando il gusto.

Com’è la situazione generale in Italia?

In Italia si sta risvegliando l’attenzione su questo aspetto, iniziando dalle famiglie: coinvolgerle è importante, perché logicamente l’imbocco richiede più tempo. Si sta riscoprendo quindi questa forma di rispetto verso l’anziano, grazie a una collaborazione tra le strutture che si adeguano, il personale di cucina e i familiari. In generale in tutte le strutture pubbliche e private sta crescendo proprio l’attenzione verso il cibo, come tema centrale del benessere della persona e non solo nel suo aspetto tecnicamente alimentare.