Il Metodo Montessori per la terza età e la demenza senile
Applicare il metodo Montessori per la terza età non significa trattare gli anziani come dei bambini: è questa la premessa necessaria ad un tema particolarmente importante per le strutture di lunga degenza, ovvero l’applicazione del metodo montessoriano a pazienti affetti da Alzheimer, demenza senile o più in generale ad anziani non più autonomi.
Anzitutto si deve ricordare che il modello di Maria Montessori si articola intorno ad un principio fondamentale, che può essere mutuato dal trattamento dei bambini: la pedagogista Montessori credeva che concedere ai bambini la libertà di scegliere e di agire avrebbe contribuito ad uno sviluppo cognitivo ottimale. Questo criterio, quindi, può essere riadattato per i pazienti anziani.
Per trattare un anziano con rispetto e dignità è fondamentale infatti porlo di fronte a delle scelte calibrate sulla propria personalità, sulla propria specificità e sulle proprie abilità, esattamente come prevede la Montessori. Più un paziente è messo dinanzi a delle scelte e a delle piccole sfide (che ha possibilità di vincere), più la sua personalità ne uscirà rafforzata.
Un altro elemento chiave del Metodo Montessori è la conoscenza dell’individuo: che cosa preferisce? Di cosa ha paura? Quali sono i suoi punti di forza e le sue debolezze? E soprattutto, in che modo potrà essere ancora utile alla comunità di cui fa parte? La conoscenza del paziente è dunque decisiva per potergli proporre dei compiti da svolgere (fonte: Lavoro Sociale). Per questo le strutture che accolgono persone con demenza senile dovrebbero lavorare per costruire un ambiente in cui gli anziani possano sentirsi parte di una comunità all’interno della quale sono ancora in grado di svolgere un ruolo significativo.
A testimonianza della validità di questo metodo, in Emilia Romagna e a Bologna il modello Montessori viene adottato già dal 2015 nelle CRA Villa Serena e Villa Ranuzzi. Qui sono state svolte indagini quali-quantitative allo scopo di misurare i miglioramenti a livello emotivo e cognitivo di ciascun partecipante alle attività montessoriane, con buoni risultati, tra cui un aumento notevole dell’autonomia da parte di alcuni pazienti e un miglioramento nelle relazioni tra i partecipanti stessi.
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