Come trattare demenza e disfagia nei pazienti di origine straniera
Ormai da un po’ di anni in Italia così come in Europa è in aumento il numero di persone anziane originarie di paesi esteri che si rivolgono a cliniche dedicate alla demenza e ai disturbi cognitivi. I ricercatori hanno evidenziato che il trattamento di tali patologie unite alla disfagia, disturbo comune per chi è affetto da demenza, deve tenere conto anche della storia migratoria dei pazienti. Scopriamo come e perché.
I numeri dei pazienti migranti affetti da demenza o disturbi cognitivi
Secondo i dati Eurostat, nel 2017 erano presenti in Europa 475 000 casi di demenza nella popolazione dei migranti internazionali e circa 23 000 risiedevano in Italia. Nell’anno successivo, nel 2018, sono stati registrati 686 000 casi di decadimento cognitivo lieve in Europa, di cui 35 000 residenti in Italia.
I più recenti dati di IMMIDEM, il primo progetto in Italia a occuparsi di disturbi cognitivi nella popolazione migrante, registrano un aumento di pazienti affetti da tali disturbi. IMMIDEM, infatti, ha stimato che in Europa ci sono circa 500 000 casi di demenza e circa 700 000 persone nate in paesi stranieri affette da disturbi cognitivi più lievi. Di questi, circa 50 000 vivono in Italia.
Benché misurare con precisione l’entità del problema della demenza di anziani immigrati in Italia non sia facile, dai dati a disposizione è evidente che esiste la necessità di ottimizzare i servizi alla persona relativi al trattamento di disturbi cognitivi, sia gravi sia lievi, di pazienti anziani con una storia di migrazione.
Inoltre, chi soffre di demenza o disturbi cognitivi spesso è affetto anche da disfagia. Tale condizione, nei pazienti immigrati, risulta ulteriormente delicata e complicata in quanto non esistono attualmente delle soluzioni alimentari soddisfacenti in grado di offrire una varietà alimentare che vada oltre alla dieta mediterranea.
Quali sono, dunque, i primi passi da muovere per la cura dei disturbi cognitivi uniti alla disfagia in pazienti provenienti da paesi esteri?
Integrazione e accoglienza: prerequisiti per il trattamento dei disturbi cognitivi di anziani immigrati
In primo luogo, è importante continuare a perseguire un’apertura culturale che permetta di offrire servizi alla persona specifici sulla base della provenienza geografica e culturale. Si pensi, ad esempio, alle diverse abitudini alimentari presenti nelle varie culture.
Secondariamente, riprendendo il modello dell’esperto in materia Tom Kitwood, è necessario agire anche sui servizi di accoglienza per far sentire l’anziano in un ambiente di comfort, non solo ambientale ma anche psicologico.
L’impegno di IOSANO per lo sviluppo di un’alimentazione etnica per pazienti disfagici di origine straniera
Come già accennato, in questo processo di integrazione e accoglienza, il cibo gioca un ruolo particolarmente importante: non è difficile immaginare che per sentirsi a casa si ha bisogno di riconoscere i gusti e i piatti della propria cultura. Questo bisogno, poi, aumenta nel caso in cui il paziente si trovi già in una situazione alimentare di difficoltà, come la disfagia dovuta a demenza o ad altri disturbi cognitivi.
Il nostro team di medici, nutrizionisti e tecnologi alimentari è consapevole dell’esigenza di ampliare la varietà dei piatti per supportare la numerosa popolazione di anziani immigrati che a causa di disturbi cognitivi soffrono di disfagia. Per questo motivo, lavora continuamente per raggiungere questo obiettivo.
La nostra mission è e sarà sempre quella di nutrire con cura tutti i pazienti che soffrono di disfagia.
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Editor: Giulia Macrì, Fonte: IOSANO
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