Malnutrizione, invecchiamento cerebrale e demenza
Con l’invecchiamento si modificano le abitudini alimentari ma, nello stesso tempo, le abitudini alimentari e lo stato nutrizionale incidono sensibilmente sul funzionamento cerebrale.
Lo stretto binomio tra alimentazione e buona salute è ormai noto e non esiste più alcun dubbio in merito. Mangiare bene significa sviluppare il nostro corpo in maniera equilibrata e mantenerci in condizioni di salute adeguate a qualsiasi età. L’alimentazione infatti è uno dei fattori che più incide sulla nostra qualità della vita, sulle nostre condizioni psicofisiche nonché sullo sviluppo o viceversa sul controllo di patologie e disturbi. Spesso delle cattive abitudini alimentari sono responsabili di malattie metaboliche (es. diabete mellito), complicanze vascolari e patologie croniche degenerative.
In particolare esiste un forte legame tra alimentazione e invecchiamento cerebrale. Un legame bidirezionale in quanto con l’invecchiamento si modificano le abitudini alimentari ma, nello stesso tempo, le abitudini alimentari e lo stato nutrizionale incidono sensibilmente sul funzionamento cerebrale. Benché i disturbi alimentari propriamente detti si sviluppano prevalentemente in età adolescenziale, sono gli anziani a soffrire maggiormente di disturbi legati alla malnutrizione, intesi come carenza o eccesso di nutrienti che provoca effetti negativi sulla composizione corporea e sul funzionamento del nostro organismo.
Come detto esiste un forte legame fra nutrizione, funzionamento cerebrale e sviluppo di demenza (e Alzheimer). Si tratta di un legame complesso e ancor non decifrato in maniera completa ed esaustiva sebbene recenti studi abbiano ulteriormente dimostrato la correlazione tra fattori di rischio vascolare (diabete, obesità, ipertensione…) e possibilità di sviluppare demenza e Alzheimer. Ciò che al momento si può affermare con assoluta certezza è che alcune carenze nutrizionali, soprattuto di fattori metabolici e vitaminici (B12 e acido folico), incidono negativamente sulle nostre capacità cognitive. È possibile inoltre sostenere che: un elevato consumo di frutta e vegetali riduce il rischio di sviluppare demenza; consumare vitamina C ed E riduce il rischio di Alzheimer; la “dieta mediterranea” riduce il rischio di decadimento cognitivo, demenza e Alzheimer; vitamine B, C, D ed E migliorano le prestazioni cognitive. Infine l’effetto antiossidante di nutrienti come le vitamine C, E ed A, e di enzimi come selenio, zinco e rame riduce invece il processo di invecchiamento cerebrale causato dai radicali liberi.
Se le cattive abitudini alimentari rappresentano uno dei fattori di rischio per l’insorgenza di demenza e Alzheimer, è anche vero che tali patologie neurodegenerative sono causa stessa di malnutrizione. I soggetti colpiti da Alzheimer tendono infatti a perdere peso con estrema facilità, andando incontro a una riduzione di massa e forza muscolare nonché a un aumento del rischio di malattie infettive. In questi casi la condizione di malnutrizione è dovuta a un peggioramento dello stato nutrizionale dovuto a uno più fra seguenti disturbi: alterazione dell’appetito e del consumo di cibo causato da problemi neurodegenerativi, disturbi di masticazione e disfagia, alterazione di gusto e olfatto.
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