Polmonite ab ingestis: prevenire è meglio che curare
Per anziani e soggetti cosiddetti “fragili” il rischio che acqua, cibo o pastiglie finiscano nelle vie respiratorie e insorgano polmoniti ab ingestis è molto alto. Ecco come ridurre sensibilmente il rischio di tale patologia.
La polmonite ab ingestis è una patologia causata dall’ingresso di “materiali estranei” nell’albero broncopolmonare. In Italia ben il 5-15% delle polmoniti è di questa natura e si riscontra in particolare nei pazienti più anziani residenti in strutture sanitarie di lungodegenza che soffrono di disfagia. Tuttavia, anche i soggetti più giovani non sono esclusi in quanto il rischio di polmonite ab ingestis dipende da fattori come l’alterazione dello stato di coscienza e le disfunzioni della deglutizione che possono verificarsi per cause differenti. Oltre a Parkinson, Alzheimer e altre patologie neurodegenerative, la polmonite ab ingestis può verificarsi anche in soggetti colpiti da ictus o affetti da epilessia, encefalopatia, demenza, sclerosi laterale amiotrofica e sclerosi multipla. Tutte queste patologie infatti causano disfagie più o meno gravi sia nei pazienti anziani sia nei soggetti cosiddetti “fragili”. Per loro, il rischio che acqua, cibo o pastiglie finiscano nelle vie respiratorie è molto alto.
Come prevenire il rischio di polmonite ab ingestis?
Non esiste una risposta univoca a tale quesito in quanto le cause della patologia sono di varia natura e i soggetti che ne soffrono hanno quadri clinici spesso molto differenti fra loro. Tuttavia esistono delle linee guida da seguire per ridurre sensibilmente il rischio di polmonite ab ingestis. Innanzitutto, è bene che le persone a rischio vengano sottoposte periodicamente a test della deglutizione, sia in caso di pazienti ricoverati in ospedali o strutture sanitarie sia in caso di soggetti cosiddetti “fragili” che vivono nel proprio domicilio. Tale analisi dovrà avvenire per mezzo di scale validate (GUSS, Water test, PASS, Food Intake Scale, Acute Stroke Dysphagia Screen…) nonché attraverso l’osservazione diretta da parte del logopedista. Ma oltre agli aspetti legati alla deglutizione, il personale sanitario dovrà effettuare delle valutazioni in merito a motricità, livello di coscienza e di linguaggio del paziente. Inoltre è fondamentale sospendere l’eventuale somministrazione di sedativi e assicurarsi che il paziente consumi i propri pasti assumendo una postura adeguata, con un’inclinazione del capo di almeno 30 gradi. Ed è proprio in questa fase che l’infermiere gioca un ruolo fondamentale nella prevenzione della polmonite ab ingestis, in quanto figura che tendenzialmente resta più tempo a contatto con il soggetto a rischio. In caso di pazienti ospedalizzati o residenti in strutture sanitarie di lungodegenza è proprio l’infermiere che dovrà in primis osservare quotidianamente il grado di disfagia del paziente, monitorarne i sintomi ed eventualmente segnalarli al personale medico. Inoltre è sempre l’infermiere che dovrà occuparsi dell’igiene orale del paziente sia prima sia dopo il pasto. Prima del pasto, per fare in modo che la sua mucosa orale risulti ben idratata e venga stimolata la salivazione; dopo il pasto invece per evitare che residui di cibo rimangano nel cavo orale e poi finiscano nelle vie aeree.
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