La disfagia nei pazienti affetti da ictus
La valutazione e il trattamento della disfagia nei pazienti affetti da ictus
Gli ictus cerebrali sono una delle cause per l’insorgere della disfagia: secondo lo studio “Valutazione della disfagia nell’ictus acuto: analisi del grado di accordo tra infermieri”, ad esserne colpiti sono un numero molto elevato di pazienti ricoverati per stroke, con una percentuale compresa tra il 13% (lesione unilaterale) e il 71% (lesioni bilaterali e troncoencefaliche). È questa l’allarmante casistica che dovrebbe rendere la diagnosi del disturbo alimentare rapida e immediata in seguito a un ictus, prima ancora dell’inizio dell’alimentazione.
La disfagia può manifestarsi in chi è colpito da ictus in varie intensità: dalla difficoltà ad ingerire alcuni tipi di cibo fino ad arrivare alla totale impossibilità a deglutire qualsiasi sostanza, finanche la propria saliva. Il disturbo non è mai da prendere alla leggera, soprattutto in pazienti indeboliti da un ictus: dall’impossibilità di nutrirsi normalmente può derivare infatti malnutrizione, disidratazione ma anche di malattie come la polmonite da inalazione (ab ingestis) causata dall’inalazione di sostanze nei polmoni.
A soffrire di questo tipo di polmonite è una percentuale consistente dei pazienti. Sempre secondo lo studio sopracitato, sono ben il 30% i pazienti colpiti da ictus che sviluppano una polmonite ab ingestis, che porta poi al 20% dei decessi tra i pazienti colpiti da ictus nel primo anno e il 10-15% dei decessi per ogni anno seguente. Per questo tutti i professionisti del settore (neurologi, foniatri, logopedisti ed infermieri) dovrebbero essere coinvolti attivamente nello screening della disfagia, che è fondamentale intraprendere non appena il paziente ritorna vigile.
Alimentare un paziente colpito da ictus è quindi quanto mai fondamentale sia per poter riabilitare il fisico, sia per poter rinfrancare lo spirito dopo una grave malattia: perciò è fondamentale scegliere cibi e bevande adatti a chi soffre di disfagia.
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