Confronto tra Pasti Istantanei Omogeneizzati (IP) e Alimenti Tradizionali Frullati (PF) nei Pazienti Affetti da Disfagia: Uno Studio Pilota

1. Introduzione

La disfagia, difficoltà nella deglutizione, è comune tra gli anziani istituzionalizzati, con una prevalenza di almeno un terzo in questa popolazione. Le cause includono condizioni mediche come ictus, malattia di Parkinson, demenza, tumori testa-collo, e invecchiamento. La disfagia aumenta il rischio di malnutrizione, che può portare a una debilitazione del sistema immunitario, maggiore suscettibilità alle infezioni, e guarigione delle ferite compromessa. Gli anziani con disfagia hanno difficoltà a masticare e deglutire, richiedono diete speciali e assistenza nutrizionale, e spesso hanno condizioni mediche sottostanti che peggiorano il loro stato nutrizionale. Vari interventi dietetici, come l’uso di addensanti e integratori nutrizionali, sono impiegati per migliorare l’assunzione alimentare, ma mancano evidenze consolidate sull’efficacia.

Questo studio ha confrontato due modelli di alimenti a consistenza modificata: il cibo frullato tradizionale fatto in casa (PF) e i pasti omogeneizzati ottenuti da preparazioni istantanee disidratate e reidratate (IP).

2. Materiali e Metodi

2.1. Popolazione dello Studio

Lo studio ha incluso 30 pazienti con disfagia di media gravità. I pazienti erano divisi tra quelli che seguivano una dieta PF tradizionale e quelli che seguivano una dieta IP. Sono stati esclusi pazienti in fase terminale, con disfagia grave, trattati con nutrizione artificiale, o con insufficienza renale, epatica o respiratoria grave.

2.2. Caratteristiche dei Pasti

I pasti IP erano omogeneizzati istantanei “IoSano®”, preparati con un macchinario specializzato. Il menu IP forniva 1688 ± 224 kcal, con specifiche quantità di grassi, carboidrati, proteine e altri nutrienti. Il menu PF comprendeva cibi fatti in casa con consistenza modificata, fornendo 1709 ± 254 kcal e nutrienti comparabili.

2.3. Raccolta dei Dati

I dati raccolti includevano valutazioni del funzionamento fisico, rischio di malnutrizione, parametri antropometrici e biochimici, soddisfazione per la dieta, livelli di consumo, segni e sintomi di disfagia, e sicurezza delle diete.

2.4. Analisi BIA

L’analisi dell’impedenza bioelettrica (BIA) è stata utilizzata per valutare parametri come l’acqua extracellulare, l’angolo di fase, la massa grassa e magra.

2.5. Analisi della Potenza

Essendo uno studio pilota retrospettivo, non è stata effettuata un’analisi formale della potenza. Tuttavia, per soggetti tra 12 e 20 per gruppo, erano rilevabili dimensioni degli effetti di circa ±0.2.

2.6. Analisi Statistica

I dati sono stati descritti utilizzando valori mediani o media ± deviazione standard per le variabili continue e percentuali per le variabili categoriche. Le differenze tra le strategie sono state valutate con test di Wilcoxon, test t, o test del Chi-Quadrato.

3. Risultati

3.1. Caratteristiche Basali

Quindici pazienti seguivano la dieta IP. Non c’erano differenze significative al basale tra i gruppi IP e PF in termini di funzionalità fisica, rischio di malnutrizione e IMC. Tuttavia, la massa magra e l’acqua extracellulare erano inferiori nel gruppo IP.

3.2. Integrazione Proteica

Durante i primi 2 mesi di follow-up, i punteggi dell’MNA-SF sono diminuiti nel gruppo PF ma sono aumentati nel gruppo IP (p=0,004). Dopo 4 mesi, non sono state rilevate differenze significative nei punteggi totali di MNA-SF tra i due gruppi.

3.3. Sicurezza e Tollerabilità

Non ci sono state variazioni significative nei parametri ematochimici e nella composizione corporea, tranne per l’aumento dell’azotemia in entrambi i gruppi.

Discussione e conclusioni 

La composizione nutrizionale dei pasti per pazienti disfagici istituzionalizzati è un componente cruciale nella loro gestione, per garantire un adeguato apporto dietetico e promuovere la loro salute complessiva. Tuttavia, è importante considerare anche la soddisfazione del paziente e le preferenze personali, aspetti rilevanti che spesso vengono trascurati nella ricerca clinica.

La soddisfazione derivante dai pasti per pazienti istituzionalizzati, specialmente quelli con disfagia, è un aspetto poco esplorato nella ricerca clinica, dove l’attenzione è principalmente focalizzata sull’assunzione di nutrienti, le quantità consumate e i parametri biochimici ed antropometrici. La soddisfazione del paziente raramente è considerata come esito, nonostante il suo potenziale impatto sul successo terapeutico.

Nel caso della disfagia, il pasto stesso è una forma di terapia e, comprensibilmente, le priorità cliniche possono prevalere su risultati più morbidi come la soddisfazione del pasto, concentrandosi maggiormente su aspetti critici come il rischio di aspirazione e la perdita di peso.

Tuttavia, la letteratura indica che la soddisfazione derivante dai pasti può influenzare l’aderenza alle diete prescritte e la qualità complessiva della vita del paziente, entrambe cruciali per i risultati di salute di questi pazienti. I pazienti insoddisfatti potrebbero cercare pasti alternativi, che potrebbero essere meno salutari o meno adatti alle loro esigenze nutrizionali.

Migliorare le qualità sensoriali dei pasti può portare a una maggiore soddisfazione, incoraggiando comportamenti alimentari migliori e risultati dietetici migliori. Valutare e integrare le preferenze dei pazienti e migliorare la presentazione dei pasti sono raccomandati come parte della gestione dietetica nelle strutture di assistenza.

Limitazioni dello studio: Anche se progettato in base a scenari realistici, questo studio pilota rimane caratterizzato da una piccola dimensione del campione. Pertanto, è necessario confermare i risultati preferibilmente utilizzando un disegno di studio randomizzato per ottenere evidenze più robuste sull’argomento.

Conclusioni: Nonostante i risultati preliminari di questo studio pilota, offrono spunti incoraggianti per migliorare le diete dei pazienti istituzionalizzati con disfagia. Nonostante la mancanza di cambiamenti significativi nei parametri antropometrici e biochimici dei pazienti a seguito di due regimi dietetici diversi, è emerso un aspetto importante e spesso trascurato: la soddisfazione derivante dai pasti. Questa soddisfazione è riconosciuta come cruciale nel promuovere il consumo dei pasti e l’aderenza alle raccomandazioni terapeutiche.

† Samir Giuseppe Sukkar 1,‡ , Giulia Lorenzoni 2,‡ , Alice Carraro 1 , Francesca Angioletti 3 and Dario Gregori 2,* 1 Dietetics and Clinical Nutrition Unit, Ospedale Policlinico “San Martino” IRCCS, 16132 Genova, Italy; samir.sukkar@hsanmartino.it (S.G.S.); dietista.alicecarraro@gmail.com (A.C.) 2 Unit of Biostatistics, Epidemiology and Public Health, Department of Cardiac, Thoracic, Vascular Sciences and Public Health, University of Padova, 35131 Padova, Italy; giulia.lorenzoni@unipd.it 3 Zeta Research Srl, 34129 Trieste, Italy; francescaangioletti@zetaresearch.com * Correspondence: dario.gregori@unipd.it; Tel.: +39-049-8275384; Fax: +39-02-700445089 † 

This work was presented as a poster at Nutrition 2019 (8–11 June 2019, Baltimore) and at the 13th European Nutrition Conference FENS 2019 (15–18 October 2019, Dublin). ‡ These authors contributed equally to this work