Case di riposo per anziani “felici”

Esempi di successo

La felicità nelle case di riposo è un’inquilina sempre più presente anche grazie ai dirigenti delle strutture di assistenza che non accettano di liberarsi di questa ospite speciale. Come “invitarla” ad entrare in casa? Le idee sono davvero tante. Ecco alcuni esempi raccolti in giro per il mondo.

La mia coinquilina di 93 anni

Possono i 90 (anni) essere i nuovi 20?” Questo è il titolo di un fotogramma presente in un video lanciato sui social in questi giorni e divenuto subito virale. A catturare l’attenzione è una coppia – su una bici-risciò – affiatata, sorridente ma insolita: lei ha oltre 90 anni e si gode il panorama, lui 20, pedala e le parla. A svelare l’arcano è il nome del video: la mia coinquilina di 93 anni. Il ragazzo è uno dei sei studenti ospitati gratuitamente in una casa di riposo in Olanda. La direttrice della struttura, infatti, era in cerca di qualche nuova idea per migliorare la qualità della vita dei suoi ospiti, di ringiovanirli ad iniziare dal loro spirito. Essendo note le difficoltà degli studenti nel reperire una stanza a costi abbordabili, la direttrice ha pensato di unire le esigenze di due generazioni lontane con la coabitazione sotto lo stesso tetto: un esperimento premiato dai risultati. Gea Sijpkes, responsabile della struttura, sottolinea che l’atmosfera della casa di riposo è completamente cambiata a iniziare dalle conversazioni degli ospiti: “non più di sola morte, malattia e anzianità si parla, ma anche di gioventù, party e fidanzate”. A farne le spese? La tristezza che ha lasciato il posto a tanti momenti di pura felicità e divertimento.

La scuola dei nonnisitter

Se la convivenza tra ventenni e ultraottantenni ha dato i suoi frutti in Olanda, non sono da meno i risultati ottenuti in una casa di riposo di Seattle al cui interno è stata allestita una scuola materna.

Le esigenze e le vite dei piccoli e dei grandi abitanti di questa casa si fondono e intrecciano. Dal pranzo al programma didattico dell’asilo, ogni momento della vita di persone che appartengono a generazioni di due secoli diversi è vissuto in simbiosi, grazie ad una serie di attività che uniscono anziani e bambini, offrendo ad entrambi la possibilità di prendere il meglio dall’interazione.

“Abbiamo notato una vera e propria trasformazione degli anziani, con la presenza dei bambini,” ha spiegato Evan Briggs, regista del documentario che ha portato fuori dalle mura della casa di riposo la storia di questo asilo, oggi ambitissimo dai più piccoli e dai loro genitori. “Fino a qualche momento prima dell’arrivo dei bambini, a volte gli ospiti della casa di riposo sembravano mezzi addormentati, vivi solo a metà. Era uno spettacolo deprimente. Non appena arrivavano i bambini per la lezione di arte, di musica o per qualsiasi altra iniziativa fosse prevista, quel giorno era come se gli anziani tornassero a vivere.”

Infermieri a 4 zampe

Sono passati, per fortuna, i tempi in cui gli animali erano tenuti lontani da ospedali e case di cura, per il timore che rappresentassero un rischio, che potessero fare danni o portare malattie. Oggi, per molte patologie e situazioni di disagio, gli animali sono una vera e propria cura e come tale “somministrata” con l’ausilio di esperti. Il termine pet therapy, come ricorda il Ministero della Salute, indica una serie complessa di utilizzi del rapporto uomo-animale in campo medico e psicologico: “nei bambini con particolari problemi, negli anziani e in alcune categorie di malati e di disabili fisici e psichici, il contatto con un animale può aiutare a soddisfare certi bisogni (affetto, sicurezza, relazioni interpersonali) e recuperare alcune abilità che queste persone possono aver perduto”. Per questo sono sempre di più le case di cura che aprono le loro porte agli animali da affezione come gatti, cani e conigli.

Nello specifico dossier del Ministero della Salute si legge che si registrano “riscontri evidenti della efficacia delle TAA (terapie assistite con animali) nel ridurre la depressione, la pressione sanguigna, l’irritabilità, l’agitazione e nell’aumentare l’interazione sociale negli anziani ospedalizzati o in ospiti in case di cura, spesso soli, privi di affetti, chiusi in se stessi e restii ad avere rapporti interpersonali. Studi di tipo epidemiologico condotti su pazienti infartuati hanno evidenziato che la presenza di un animale da compagnia aumenta le capacità di sopravvivenza. In alcune patologie la presenza di un compagno a quattro zampe può stimolare il comportamento sociale, aumentando la frequenza di sorrisi, risate, sguardi, carezze, la verbalizzazione tra pazienti, il chiamare per nome ecc. ecc”.

Gustare la vita a tutte le età

Il pasto non serve solo a “riempire” il corpo, ma, soprattutto nel caso di persone malate o anziane, il cibo è la prima medicina da assumere contro malanni e acciacchi. Come ha recentemente sottolineato Irene Bruno – da noi intervistata in occasione dell’uscita del libro “A cena in RSA: nutrizione, gusto, cultura pubblicato dalla Maggioli Editore, a cura di Irene Bruno, Alessandro Meluzzi, Vincenzo Pedone e con prefazione di Umberto Veronesi – in alcune strutture di assistenza troppo spesso si finisce per dimenticare che il centro delle attenzioni deve essere il paziente. Chi, ad esempio, soffre di disfagia troppo spesso è costretto ad assumere il cosiddetto “pasto unico” e cioè un “frullato” di tutte le pietanze, dal primo al dolce. Bisogna invece consentire alle persone anziane di riscoprire il pasto in tutte le sue fasi, salvaguardando il gusto. Le parole della Dott.ssa Bruno si ricollegano alla mission di io sano: la soddisfazione del palato di chi soffre di disfagia deve essere un elemento essenziale nel trattamento di tale disfunzione. Per questo io sano ha realizzato un’ampia gamma di prodotti che consente di offrire una soluzione innovativa al problema dell’alimentazione e dell’idratazione di tutti coloro che, per varie patologie e secondo diversi livelli di gravità delle stesse, soffrono disturbi di disfagia e deglutizione. Ecco i link per saperne di più su RistoSano e BevoSano.